Diocesi di Ascoli Piceno

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Diocesi di Ascoli Piceno
Dioecesis Asculana in Piceno
Chiesa latina

DuomoAscoliPiceno.JPG
Arcivescovo
(titolo personale)
Gianpiero Palmieri
Sede Ascoli Piceno

sede vacante
Ascoli Piceno

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Suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo
Regione ecclesiastica Marche
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Mappa della diocesi
Nazione bandiera Italia
diocesi suffraganee
Coadiutore
Vicario
Provicario
generale
Ausiliari

Vescovi emeriti:

Parrocchie 70
Sacerdoti

91 di cui 67 secolari e 24 regolari
1.128 battezzati per sacerdote

24 religiosi 90 religiose 13 diaconi
104.410 abitanti in 840 km²
102.730 battezzati (98,4% del totale)
Eretta IV secolo
Rito romano
Cattedrale Sant'Emidio
Concattedrale {{{concattedrale}}}
Santi patroni Madonna delle Grazie
Sant'Emidio
Indirizzo
Piazza Arringo 10/c, 63100 Ascoli Piceno, Italia
Coordinate geografiche
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Collegamenti esterni

Sito ufficiale

Dati online 2023 (gc ch )

Dati dal sito web della CEI
Chiesa cattolica in Italia
Tutte le diocesi della Chiesa cattolica
Il palazzo vescovile di Ascoli.

La diocesi di Ascoli Piceno (in latino: Dioecesis Asculana in Piceno) è una sede della Chiesa cattolica in Italia suffraganea dell'arcidiocesi di Fermo appartenente alla regione ecclesiastica Marche.

Dal 2 maggio 2024 è unita in persona episcopi alla diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto (cioè le due diocesi rimangono per ora distinte ma hanno lo stesso vescovo).

Territorio

La diocesi picena si estende su 2 province e 2 regioni italiane, per un totale di 22 comuni.

  • In provincia di Ascoli Piceno nelle Marche comprende per intero i territori dei comuni di Acquasanta Terme, Appignano del Tronto, Arquata del Tronto, Ascoli Piceno, Castel di Lama, Castorano, Colli del Tronto, Folignano, Maltignano, Monsampolo del Tronto, Montegallo, Offida, Spinetoli e Venarotta; e in parte i territori dei comuni di Castignano, Comunanza, Force, Palmiano, Roccafluvione e Rotella.[1]
  • In provincia di Teramo in Abruzzo comprende l'intero territorio del comune di Ancarano e la quasi totalità di quello di Valle Castellana[2].

Sede vescovile è la città di Ascoli Piceno, dove si trova la cattedrale di Sant'Emidio.

Il territorio copre un'estensione di 840 km².

Storia

Secondo la tradizione, la diocesi ascolana risale al IV secolo e la sua fondazione è legata alla vita e alla memoria del santo protovescovo Emidio, martirizzato durante l'impero di Diocleziano e patrono della diocesi. Benché la Passio di questo santo sia tardiva (XI-XII secolo) e pone problemi di carattere storico e cronologico con evidenti anacronismi, il culto nei suoi confronti precede di molto la stesura della sua biografia, attestato nel Piceno e in Sabina già nell'VIII secolo.[3]

Il primo vescovo noto di Asculum è Lucenzio che fece parte del gruppo di prelati inviati a Costantinopoli e che, in qualità di legati pontifici, rappresentarono il papa Leone I al Concilio di Calcedonia del 451. Dopo Lucenzio, le fonti attestano la presenza di Felice al Concilio di Roma (680) indetto da papa Agatone per condannare l'eresia monotelita.

La serie episcopale si fa più continua e certa a partire dalla seconda metà del X secolo. Nell'XI secolo in due occasioni Ascoli accolse i papi Vittore II e Urbano II. Quest'ultimo accordò nel 1091[4] al capitolo dei canonici della cattedrale il diritto di eleggere il vescovo ascolano, che era immediatamente soggetto alla Santa Sede. Il diritto di elezione fu revocato, a favore della Santa Sede, nel 1343.

Intorno all'anno 1000 i vescovi di Ascoli assunsero anche il potere civile e nel 1150 il vescovo Presbitero ottenne a Norimberga il titolo di principe d'Ascoli dall'imperatore Corrado III.

A partire dall'VIII secolo i benedettini fondarono numerosi monasteri nel territorio della diocesi ascolana. Molti di questi ottennero in seguito l'esenzione dalla giurisdizione episcopale, venendosi così a creare delle enclavi sottratte all'autorità vescovile. In particolare dall'abbazia di Farfa dipendevano diversi villaggi tra cui Offida, Montalto, Castignano e Cossignano. Questo, oltre a limitare l'estensione della diocesi ascolana, portò a inevitabili e annosi conflitti tra vescovi e abati. Nel corso del XIII secolo arrivarono in diocesi anche i francescani, i domenicani e gli agostiniani.

Il 15 gennaio 1458 fu istituito ad Ascoli il primo Monte di pietà della storia, per opera del beato Domenico da Leonessa.

Tre vescovi ascolani, Filos Roverella, Lattanzio Roverella e Pietro Camaiani, presero parte al concilio di Trento. Il Camaiani (1566-1579) fu il primo che si impegnò attivamente per l'attuazione dei decreti tridentini di riforma: indisse una visita pastorale alla diocesi (1567), organizzò un sinodo diocesano (1568) e fondò il seminario vescovile (1571).

Nel 1571 e nel 1586 la diocesi cedette porzioni del suo territorio, tra cui la giurisdizione sull'abbazia di Santa Maria in Montesanto, a vantaggio dell'erezione delle diocesi di Ripatransone e di Montalto. Contestualmente ritornò sotto l'immediata giurisdizione vescovile il territorio di Offida, sottratto agli abati di Farfa.

Durante l'episcopato di Sigismondo Donati, papa Paolo V concesse nel 1614 ai canonici della cattedrale ascolana la facoltà di liberare, nel giorno festivo di Sant'Emidio, un prigioniero, purché non reo di fatti gravissimi, quali l'eresia, la lesa maestà, la falsificazione delle monete e l'omicidio.[5]

Tra i successivi vescovi ascolani si ricordano Giovanni Andrea Archetti, che preferì l'esilio piuttosto che sottoscrivere l'atto di giuramento al governo repubblicano francese; Carlo Belgrado, che nel 1857 accolse ad Ascoli la visita di papa Pio IX; e Ambrogio Squintani, che riuscì ad ottenere dai Tedeschi e dalle Forze alleate, durante la seconda guerra mondiale, che Ascoli fosse dichiarata «città aperta», salvandola così da rovinosi bombardamenti.

Il 28 aprile 1961, con la lettera apostolica Ex quo, papa Giovanni XXIII dichiarò la Madonna delle Grazie e sant'Emidio patroni della diocesi.[6]

Nel 1965 la diocesi ascolana cedette il territorio di Amatrice e di Accumoli alla diocesi di Rieti.[7] Inoltre acquisì il comune di Monsampolo del Tronto dalla diocesi di Teramo, cedendole in cambio le parrocchie di Macchia da Sole e di Leofara, frazioni del comune di Valle Castellana.[8]

L'11 marzo 2000 la diocesi perde la sua secolare indipendenza ed entrò a far parte della provincia ecclesiastica dell'arcidiocesi di Fermo.

Il 4 ottobre 2016 la diocesi, colpita dal terremoto, ha ricevuto la visita pastorale di papa Francesco.

Dal 2 maggio 2024 è unita in persona episcopi alla diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto.

Cronotassi dei vescovi

Statistiche

Note
  1. Il territorio dei comuni di Palmiano e Roccafluvione è condiviso con l'arcidiocesi di Fermo, mentre quelli di Castignano, Rotella, Force e Comunanza con la diocesi di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto.
  2. Sono escluse le parrocchie delle frazioni di Macchia da Sole e di Leofara, che appartengono alla diocesi di Teramo-Atri.
  3. Così riferisce l'autore della voce in Beweb - Beni ecclesiastici in web. Secondo Lanzoni tuttavia (p. 398), anche il diploma carolino che attesta il culto in honorem beatissimi Emidii martyris nell'anno 800 è un falso.
  4. Kehr, Italia pontificia, IV, p. 150. Tuttavia il diploma concesso da Urbano II è ritenuto spurio (minime fide dignum est).
  5. Cappelletti, Le Chiese d'Italia dalla loro origine sino ai nostri giorni, vol. VII, p. 778.
  6. (LA) Lettera apostolica Ex quo, AAS 53 (1961), pp. 674-675.
  7. AAS 58 (1966), pp. 168-169.
  8. AAS 58 (1966), pp. 101-102.
  9. Secondo Lanzoni (p. 398), Claudio, episcopus provinciae piceni che fu presente al concilio di Rimini del 359 (sulla testimonianza di san Girolamo), «fu attribuito senza alcun fondamento alla diocesi di Ascoli». Anche: Charles Pietri, Luce Pietri (ed.), Prosopographie chrétienne du Bas-Empire. 2. Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), École française de Rome, vol. I, Roma, 1999, p. 448.
  10. Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne (313-604), vol. II, Roma, 2000, pp. 1312-1319.
  11. Una lettera di Quintianus episcopus Asculani diretta a Pietro Fullo, vescovo monofisita di Antiochia, è contenuta in un Corpus di epistole ritenute spurie. Ad Petrum Fullonem epistolae spuriae, in «Collectio Avellana», a cura di Otto Guenther, vol. I, 1895, pp. 170-182.
  12. Secondo Lanzoni non fu vescovo di Asculum, ma di Aeclanum in Campania. La stessa indicazione è riportata nell'edizione critica degli atti del concilio costantinopolitano del 536, cui partecipò il vescovo Epifanio. Acta Conciliorum Oecumenicorum. Collectio Sabbaitica, a cura di Eduard Schwartz, vol. III, Berlino 1940, pp. 126 e seguenti. Anche: Pietri, Prosopographie de l'Italie chrétienne, vol. I, Roma, 1999, p. 651.
  13. Jean Mabillon, Annales Ordinis Sancti Benedicti, p. 224, nº 78.
  14. Mabillon, Annales Ordinis Sancti Benedicti, p. 239, nº 78. Il documento di Farfa che attesta l'esistenza di Justulfo non riporta tuttavia la diocesi di appartenenza del vescovo.
  15. 15,0 15,1 Die Konzilien der karolingischen Teilreiche 843-859, a cura di Wilfried Hartmann, Hannover, 1984, p. 25,16 (Picco episcopus ecclesie Scolanensis) e p. 338,6 (Walderamus presbiter vicem agens Teuderado episcopi Asculane).
  16. Kehr, Italia pontificia, IV, p. 149. Altri autori riportano la data dell'874, anno in cui tuttavia non fu celebrato alcun concilio a Roma.
  17. 17,0 17,1 17,2 17,3 Schwartz, Die besetzung der bistümer Reichsitaliens…, pp. 225-227.
  18. Schwartz documenta l'esistenza di questo vescovo dal 1008/1010 al 1019. Cappelletti aggiunge due diplomi del monastero di Farfa, che attesterebbero l'esistenza di Emmone anche nel 1003 e nel 1035; di questi due documenti Schwartz riferisce non aver trovato traccia nel regesto farfense.
  19. Il diploma di Corrado II a favore del vescovo Bernardo I è datato da Cappelletti al 1037, mentre Schwartz lo mette al 1033/1034.
  20. Maria Grazia Mara, Bernardo, Dizionario biografico degli italiani, vol. IX, 1967.
  21. Questo vescovo è assegnato da Baronio, e dagli autori che ne dipendono, anche all'anno 1092; secondo Schwartz il diploma del 1092 è un falso e inoltre si riferisce all'omonimo vescovo Tusculanensis (non Asculanensis). Nella prima menzione (1071) Giovanni è indicato solo come episcopus picenus, senza riferimento alla diocesi di appartenenza.
  22. La sede di Ascoli era vacante nel mese di agosto 1203 (Cappelletti, VII, p. 728).
  23. 23,0 23,1 Eubel, Hierarchia catholica, vol. II, pp. XIV-XV.
  24. Rafael Lazcano, Episcopologio agustiniano, Guadarrama (Madrid), Agustiniana, 2014, vol. I, p. 394.
  25. Esiste, secondo Eubel, un'altra lettera di conferma, datata 31 gennaio 1420.
  26. Il 21 maggio 1862 fu nominato patriarca titolare di Antiochia.
  27. AAS 2 (1910), p. 356. Il 25 luglio 1908 Pacifico Fiorani fu nominato vescovo ausiliare di Ascoli Piceno (Annuaire pontifical catholique 1917, ed. Albert Battandier, p. 221); quando questi, il 10 marzo 1910, fu trasferito alla diocesi di Corneto (Tarquinia) e Civitavecchia, la Santa Sede nominò per Ascoli un amministratore apostolico sede plena nella persona di Apollonio Maggio (AAS 2, 1910, pp. 330-331).
  28. Nominato arcivescovo titolare di Amorio.
  29. Dal 3 giugno 2013 al 10 maggio 2014 Luigi Conti, arcivescovo di Fermo, fu amministratore apostolico: dapprima sede plena, poi dal 27 settembre 2013 sede vacante.
  30. Dal 29 ottobre 2020 al 28 novembre 2021, giorno della presa di possesso di Gianpiero Palmieri, fu amministratore apostolico Domenico Pompili, vescovo di Rieti.
Bibliografia
Voci correlate
Collegamenti esterni